Il ricordo più bello per me è stato il giorno del parto di mia figlia E.
Ero da sola in ospedale, il travaglio è stato complesso. Alla fine l’ostetrica mi ha messo tra le mani la piccola E., era meravigliosa.
Ero felicissima, non riuscivo ancora a realizzarlo, e questo è il ricordo più bello della mia vita.
(S.)
Io sono molto contento per questa immagine della mia vita in Italia.
Perché io sto guardando avanti.
Guardo il sole, penso alla mia vita.
Voglio restare in Italia. Perché io sono abituato a vivere con le persone italiane.
Voglio diventare italiano.
Io sono siriana.
Io ho 40 anni.
Io sono sposata.
Io ho 2 figli.
Io abito a Bologna da 1 anno.
Prima Libano per 5 anni.
In Libano io ero molto stanca.
Adesso io sono molto felice perché i miei figli sono felici, a scuola.
Amo il popolo italiano perché è molto gentile e accogliente e vorrei ringraziare il governo e il popolo di tutte le cose che ci ha concesso.
Sono Muhammad Nour dalla Siria, ho 44 anni, sono sposato e ho due figli, questo nella foto con me è il mio figlio più piccolo. Si chiama Abdul Mahdi. Vivo nella città di Bologna da un anno. Ho lasciato la Siria per il Libano a causa della guerra e delle cattive condizioni in cui ho vissuto e lì sono rimasto per 5 anni, ma la mia situazione non è mai migliorata. Ora sto meglio di prima. Dirai, perché? Te lo dico brevemente. Perché mio figlio minore sta prendendo le cure necessarie e mio figlio maggiore completa i suoi studi. Sono molto soddisfatto.
Vorrei estendere i miei saluti e ringraziamenti a tutti coloro che aiutano me e tutti i rifugiati venuti in Italia.
Madre, ho bisogno di te.
Tuo figlio ha bisogno di te.
Il giorno più felice a scuola è stato quando ero triste, ma le mie amiche e la mia insegnante mi hanno fatto felice, abbiamo fatto una festa, il fotografo Stéphane ci ha fatto delle belle foto.
Il giorno più felice per il mio cuore è quando ho ricevuto il test del DNA delle mie figlie. Ero così felice quando sono andata in aeroporto a prendere le mie figlie dopo 5 anni che non le vedevo. (K.)
Il giorno che non dimenticherò mai è stato il 28 dicembre 2019 che è stato il giorno in cui sono arrivata in Italia. Ringrazio Dio per tutto quello che ha fatto per me. (B., figlia di K.)
Il giorno che non dimenticherò mai è stato il 28 dicembre 2019 che è stato il giorno in cui sono arrivata in Italia per stare con mia madre. Dopo così tante difficoltà che abbiamo avuto nella nostra vita con l’aiuto di Dio e l’aiuto di mia madre che mi ha fatto venire qui oggi in Italia. (M., figlia di K.)
Se una persona nasce ricca o povera o bianca o nera non è importante. Ma quello che diventerai in futuro dipende da te.
Forza e onore, principi e valori.
Mi piace questa foto perché noi siamo felici.
Con un occhio guardo avanti al futuro, con l’altro occhio guardo indietro alla
Siria e al Libano.
Noi siamo nel giardino di casa nostra, mi piace fare la foto in giardino, c’è luce.
La foto mi rappresenta perché c’è il mio amico siriano.
In questa foto ci sono io Ahmad e mio fratello Mohamad e il mio amico Zien.
Io sono Moath.
Lui è Mahmoud.
Noi siamo siriani.
Adesso noi siamo in Italia perché Libano no bene, Siria tanto no bene.
Dopo io voglio casa lavoro patente in Italia.
In questa foto stavo guardando il cielo, quando guardo il cielo penso ai miei genitori.
Questa foto mi rappresenta perché stavo guardando in avanti.
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Stéphane Asseline
Abbiamo incrociato i nostri sguardi
Ritratti di nuovi cittadini di Bologna
Le disposizioni delle autorità sanitarie hanno reso necessario il rinvio a data da destinarsi della mostra che era prevista a Lavì! City dal 14 al 30 marzo: Stéphane Asseline – Abbiamo incrociato i nostri sguardi. Ritratti di nuovi cittadini di Bologna. In attesa di poter visitare la mostra, che sarà aperta appena sarà possibile riprendere l’attività espositiva, ne diamo qui una sintesi virtuale.
La mostra è composta di trenta fotografie eseguite da Stéphane Asseline nel corso di una residenza d’artista presso Spazio Lavì! a Bologna, nel novembre 2019. Si tratta di diciotto paesaggi urbani e di dodici ritratti di richiedenti asilo e rifugiati accolti in appartamenti e strutture di Arcisolidarietà Bologna e Antoniano Onlus. Essi hanno accettato di incontrare Asseline e di farsi fotografare in luoghi della città che “abitano” e che essi stessi gli hanno indicato: la propria casa, il lavoro, un posto caro.
Sono tutti residenti a Bologna e provenienti da paesi differenti, ognuno con una storia personale, un passato ed un futuro da raccontare. Che infatti hanno raccontato in brevi testi manoscritti che accompagnano i loro ritratti.
Il lavoro fotografico di Asseline, esigente nella ricerca formale come nell’impegno civile, si era già cimentato alcuni anni fa in un lungo progetto in collaborazione con Villeneuve-Saint-Georges, uno dei comuni dell’agglomerazione parigina in cui si accumulano inestricabilmente problemi sociali, economici e spaziali. Le foto relative sono state esposte nel mese di novembre del 2019 alla Sala Cavazza del Quartiere Santo Stefano e la mostra che si presenta a Lavì! City si pone in diretta relazione con quella, in quanto è il frutto dello stesso metodo di ricerca applicato alla realtà urbana bolognese. Il progetto fotografico è sostenuto dal Quartiere Santo Stefano, all’interno del programma delle attività di cui al Bando delle Libere Forme Associative per il 2019.
Diplomato alla École Nationale Supérieure Louis-Lumière, Stéphane Asseline apre il suo studio fotografico a Parigi nel 1993. Porta avanti un lavoro autoriale e la realizzazione di commissioni pubblicitarie nel settore della natura morta e del ritratto. Poco a poco si converte a una fotografia più lenta e più documentaria, dove oggi si mescolano commissioni sull’architettura e il patrimonio culturale e un lavoro d’autore orientato soprattutto verso le questioni sociali, le trasformazioni urbane, delle memorie e delle identità.