Everyday Distraction

Chiara Dal Maso

dal 18 al 28 novembre 2017

Lavì! City – Bologna

A cura di Elena Orlandi

 

Un disegno al giorno per raccontare quello che ogni giorno accade. Chiara Dal Maso ha iniziato il progetto Everyday Distraction all’inizio del 2017 ed è alla fine del suo percorso: disegnare ogni giorno, per 365 giorni, per poi diffondere e pubblicare sui social.

I suoi disegni nascono per fortuna ancora legati a un supporto materiale, carta cartoncino taccuini, e si portano molto spesso dietro tutte le imperfezioni di un disegno istintivo e improvvisato e legato a una forma di esplorazione personale e liberatoria.

Una distrazione al giorno, come l’ha chiamata lei, che è poi in realtà diventata a volte un modo per scaricare i propri pensieri, a volte una documentazione vera e propria di quello che le succedeva; a tratti un modo per riempire il tempo e allontanare la noia, altrimenti un peso da incastrare tra tante altre cose da fare e senza nemmeno un’idea per la testa; la possibilità di conoscersi un po’ meglio in una forma di meditazione terapeutica su carta, e un diario dei propri sogni notturni o a occhi aperti. Colori vivaci e tratto sapientemente infantile, pennarelli su carta, di quelli acrilici che così si possono sovrapporre gli uni agli altri mantenendo la vivacità dei toni.

Vengono registrati il momento della spesa, il lavoro quotidiano, l’amore, il sesso, le vacanze. C’è poco cibo nei disegni di Chiara, diversamente da dove tutto viene riportato in prima istanza (Instagram) e c’è poco paesaggio puro. La figura umana è sempre al centro, la casa è molto presente, e a riempire il resto ci sono tanti animali, spesso feroci o fantastici, comunque lontani in questo caso dalla quotidianità di una ragazza cittadina.

A volte una sottile ironia pervade i disegni, altri sono percorsi da un’evidente carica erotica seppure naive, poche sono quelle in cui si mostra un’ansia sottile ed elettrica o un più evidente stress e nervosismo da vita metropolitana, ma quasi mai queste emozioni diventano palese tristezza, malinconia, disperazione: le immagini di Chiara sono vive e vitali, accese come i colori che utilizza. E la surrealtà fa spesso capolino trasformando il mondo davanti ai nostri occhi o meglio ribaltando quello interiore e immaginario di Chiara sulla carta.

Tigri e piante rigogliose fanno pensare a Henri Rousseau il Doganiere e il suo rapporto con il mondo del sogno e dell’inconscio; così come i colori contrastati e vividissimi richiamano alla memoria l’a noi vicino David Hockney e i più lontani pittori Fauve. Suggestioni artistiche ma anche provenienti dalla musica e dal mondo più generalmente pop – pompe di benzina, ufo, aerobica, piscine, pop corn, sigarette, facebook e la pubblicità: tutto si mescola e si fonde con cieli viola e prati arancioni. Dando come risultante un mondo vitalissimo e caotico, con scorci di serenità poco statica e malessere che non si coagula, nella speranza e realtà di un cambiamento sempre in movimento in una spirale o vortice che ogni giorno ci porta un passetto più in là e più vicini a quello che desideriamo e siamo.