Pierluigi Vannozzi, nato a Porretta terme (BO) nel 1946, vive e lavora a Bologna.

Inizia ad esporre negli anni ’70 nell’ambito del movimento legato all’Arte Analitica e Concettuale. Dalla fine degli anni ’70 la sua ricerca si rivolge prevalentemente all’utilizzo degli strumenti tecnologici, in particolare della Xerografia (di cui, con Bruno Munari, è uno dei primi sperimentatori in Italia), del video e del computer. È anche uno dei fondatori del Gruppo PostMachina con il quale si occupa anche dell’organizzazione di eventi culturali.

Il suo lavoro di ricerca sulla Xerografia è documentato al Museo Internacional De Electrografia (MIDE) a Cuenca (Spagna), presso il Museo Ken Damy di Fotografia Contemporanea di Brescia, nella Collezione Permanente della Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Cento (FE), nella collezione di Arte Moderna e Contemporanea del Museo Civico di Taverna (Lamezia Terme), presso il Museo dell’Informazione e della Fotografia (MUSINF) di Senigallia (AN), presso il M.F.F. ( Museum Fur Fotokopie) Mülheim an der Ruhr, Germany e nella Collection Copy Art Jean-Claude Baudot (Parigi). Ha fatto parte del Groupe 90 (Art Electrographique Intarnational Paris) e dell’Associazione Italiana Fotografia Analogica (AIFAN).

Le sue opere sono apparse in mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato sulla fotografia istantanea mediante l’uso della Polaroid la cui immagine (aperta, smontata e lacerata), viene tradotta in materiale pittorico e forma plastica.

“La fotografia, dopo una lunga stagione di ricerca visiva fondata sulla sperimentazione radicale, per lui ora è una procedura per sublimare la contemplazione delle immagini, una ricercatezza che sconfina in declinazioni pittoriche; solo così, nel filtro della luce che sceglie per lui cosa trattenere, Vannozzi si concede di cedere alla seduzione di un’estetica dagli echi antichi, e di divertirsi con il gioco di libere associazioni, con il quale può costruire un racconto dei suoi viaggi, scegliendo strutture narrative non convenzionali.” (Valeria Tassinari) Su di lui hanno scritto, fra gli altri, Dede Auregli, Daniele Barbieri, Carlo Branzaglia, Maria Campitelli, Flavio Caroli, Viana Conti, Bruno D’Amore, Lia De Venere, Antonio Faeti, Alessandra Fontanesi, Carlo Gentili, Ken Damy, Claudio Marra, Maria Grazia Mattei, Bruno Munari, Christian Rigal, Marco Scotini, Beatriz Escribano Belmar, Valeria Tassinari, Carlo Terrosi.