punti di fuga

Giuseppe Pavone

17 – 31 ottobre
tutti i giorni 17.30 – 19.30

Lavì! City - Bologna

Il lavoro raccoglie una selezione di migliaia di scatti realizzati dai fnestrini dei treni, percorrendo l’Italia in lungo e in largo sulle carrozze delle Ferrovie dello Stato. Punti di fuga è un viaggio, un viaggio in treno nel paesaggio italiano attraversato dalla ferrovia.

Questo paesaggio è un paesaggio particolare. La nascita delle strade, il tracciamento delle strade ha creato il paesaggio come noi lo conosciamo. Così la ferrovia. La tracciatura delle linee ferroviarie ha creato un altro paesaggio che è quello che noi percepiamo solo con il viaggio ferroviario.

Perché queste foto ci intrigano tanto? Perché le guardiamo così intensamente? Passando da una all’altra cerchiamo di capire la tecnica di ripresa, individuiamo le costanti operative, ma non ci basta.
Analizziamo i livelli di definizione formale, facciamo attenzione ai primi piani, alle forme sfuggenti, ai colori frammentati. Ci sembra di poter cogliere il punctum, come nella classica definizione di Roland Barthes, in un dettaglio del paesaggio, all’orizzonte… È quindi l’effetto di mosso il segreto di queste immagini? Lo svanire degli oggetti in primo piano a favore della persistenza delle figure in fondo?… Esse non sono per niente casuali: casuale sarà stata la scoperta della novità di una ripresa dal treno in movimento, ma partendo dalla intuizione è stata perseguita una ricerca motivata e rigorosa… Pavone ha viaggiato per anni, percorrendo migliaia di chilometri in treno, producendo immagini dense, dando senso e continuità ad una esplorazione figurativa che è diventata innovazione linguistica e analisi paesaggistica inedita… La figura, il punctum rilevante, non è in primo piano, dove domina il mosso delle forme transeunti, è invece nel fondo dell’immagine… Le immagini sovvertono la nostra abitudine alla nitidezza fotografica: lo scarto visivo, l’inattesa vaghezza delle parti mosse, ci costringono a percorrerle ripetutamente analizzando la visione che ci appare fuggente… In questo inquieto vagare del nostro sguardo, il paesaggio, nei suoi monumenti o nella visione di costruzioni umili e quotidiane, viene valorizzato straordinariamente. La novità linguistica degli effetti di mosso applicati alle vedute dai treni in corsa non è fine a sé stessa, ma è la base per un discorso in forme nuove sul paesaggio italiano… Un paesaggio visto dinamicamente, che non può essere contemplato con lo spirito del turista, che può sostare e scegliere quel che gli interessa, ma che nasce da uno sguardo, per così dire, in fuga, che pur volendo osservare deve cogliere la finestra temporale che gli consente di intravedere qualcosa di significativo e lontano tra gli elementi fermi del suo scompartimento e quelli, all’esterno, in movimento… Il dialogo tra il primo piano sfumato e la nitidezza all’orizzonte sottolinea che il nostro vedere è sempre relativo… La certezza della prospettiva ad unico punto di fuga si disgrega e si moltiplicano i dettagli visivi che il nostro sguardo insegue. Non è immediata la riflessione che il paesaggio non è affatto in fuga, e che in realtà è il fotografo con la sua camera che viene “mosso” dal treno che lo ospita. Una considerazione finale che, sottolineando l’efficacia del linguaggio e della tecnica di ripresa, segnala la novità di questo discorso sulla realtà dell’Italia di oggi.

Enzo Velati

A Castiglion Fiorentino di sera sull’oscuro del cielo al tramonto una lampada della carrozza si riflette come una luna. Tra Orvieto e Terni un paesaggio con cipressi verde, giallo, marrone, e azzurro fa pensare a Corot o ai Macchiaioli… Ma il viaggio è lungo e intrigante. Ogni pezzo di paesaggio è un pezzo di vita che fugge, forse per non ritornare, mentre i toponimi anche si rincorrono, in una identità rafforzata dal viaggio in ferrovia con le sue innumerevoli e fuggevoli tappe…

Dino Borri