SARNANOSCAPE 6

Gli studenti dell'Accademia di Belle arti di Macerata (ABAMC) partecipanti al workshop Sarnanoscape 6

dall’1 al 4 giugno 2017

Spazio Lavì! – Sarnano

Sarnanoscape 6

 

Sharon Bianco, Gaia Rosita Cecere, Luca Cingolani, Maria Carmen Di Lucia, Natalia Diez De Antonio, Roberta Filieri, Alessia Galassi, Laura Galetti, Stefano Garbuglia, He Ping, Jia Ang Zhuo,
Alicia Johnson De Frias, Li Sai Tong, Ludovica Pesiri, Giulia Piunti, Fausto Nicola Sacripanti,
Alice Schmidt, Inès Vecilla, Diana Vignati, Mandy Virivè, Wei Yifeng, Wu Xiao, Yang Chan, Zhou Di, Anthony Bufali, Madalina Rossi.

 

A cura di Marina Mentoni e Paolo Gobbi, con la collaborazione di Elena Giustozzi

 

La consolidata collaborazione tra l’Accademia di Belle Arti di Macerata, l’Associazione Culturale Spazio Lavì! e il Comune di Sarnano, anziché articolarsi in un susseguirsi di uscite e visite, sulla base del tema di volta in volta proposto, come avvenuto nelle precedenti edizioni di SARNANOSCAPE, quest’anno, a causa delle difficoltà e dei gravi disagi provocati dagli eventi sismici del 2016, si esprime unicamente nella mostra collettiva degli studenti SARNANOSCAPE 6. Per una nuova fioritura. Workshop sulla ferita e sul frammento progettata ed elaborata presso i laboratori delle discipline coinvolte, per le sole stanze di Spazio Lavì! essendo il Loggiato Comunale inagibile per motivi di sicurezza. L’installazione che si presenta sul pavimento neutro della galleria è strutturata con frammenti di affreschi variopinti di varie dimensioni e dalle forme irregolari che, con i loro particolari ingranditi dei fiori spontanei dei Monti Sibillini, compongono un insieme armonico e vivace in una sorta di mosaico pavimentale dalle tessere scomposte. E’ un’opera in cui l’individualità dei partecipanti non è messa in evidenza, non è il dato prioritario, se non nella riconoscibilità del ductus pittorico. Un gesto semplice, corale, che alludendo alle profonde ferite interiori del dramma vissuto, ai danni materiali subiti, vuole comunicare un messaggio semplice e sincero di vicinanza e di speranza agli abitanti di Sarnano, un incitamento al coraggio e alla capacità di continuare a reagire per mantenere vivi e attivi questi luoghi così belli e familiari. L’epoca attuale, nella sua frenesia dell’apparire, è spesso poco sensibile e forse non più in grado di capire quanto sapere, pazienza, fatica, esperienza e sensibilità sono stati necessari agli artigiani, agli artisti del passato per consegnarci le loro opere, da quelle cosiddette “minori” a quelle più note che pullulano e rendono prezioso il territorio marchigiano. Un’indifferenza e un distacco che inizialmente hanno provato anche gli studenti che partecipano alla mostra nei confronti dell’apprendimento di una tecnica artistica antica come quella dell’affresco. Una tecnica difficile, esigente che vuole si dipinga con velocità e sicurezza sulla superficie umida dell’intonaco che facilmente si graffia e muove sotto l’azione inesperta del pennello sporcando e rendendo sorda la stesura del colore. Ma grazie alle finalità didattiche del workshop e anche al fascino esercitato dai materiali utilizzati, è scattato l’entusiasmo, il coinvolgimento e, in qualche modo, l’orgoglio di aver sperimentato, sebbene con tutte le difficoltà della prima volta, e in piccola parte, una tecnica che ci permette, a distanza di tempo, secoli e millenni, di apprezzare cicli affrescati, così come tutti quei frammenti dei dipinti parietali sopravvissuti alle sciagure del tempo e all’incuria dell’uomo. Gli spolveri appesi alle pareti della stanza rossa, sganciati dalla funzione processuale relativa al trasferimento del disegno sull’intonaco, presentati nel candore della carta, delineano i contorni forellati dei singoli fiori dei Monti Azzurri che, scomposti e disseminati a terra, compongono un’infiorata simbolica per la città di Sarnano. All’urgenza di una vera tutela, vigile e attenta, costante e paziente dei fragili luoghi in cui viviamo e del loro vissuto, alla forza protettiva e rigeneratrice della cura sono altresì dedicati gli interventi site-specific dislocati nello spazio espositivo.

 

Marina Mentoni