A cura di Lucia Zappacosta

 

Non è sufficiente godere della bellezza di un giardino.
C’è bisogno di credere che nasconda delle fate.

 

Elena Giustozzi dimostra, con il suo lavoro accurato ed elegante, che un pittore può osservare, ideare, organizzare e costruire la conoscenza del mondo contemporaneo attraverso l’imperturbabile scala della pittura monumentale. Così come i pittori del passato trovavano i loro soggetti nella vita quotidiana, anche Elena Giustozzi trae ispirazione dalla sua esperienza visiva personale e dalla selezione affettiva di elementi naturali.

Le passeggiate emotive nel giardino di casa le permettono di indagare l’esistente estrapolando una documentazione della natura in cui si sovrappongono analisi e intuizione, logica e bellezza, memoria e immagine. Il giardino affascina l’artista non solo per le sue virtù nutrienti, rigeneranti, curative ma anche per la sua sovversione. Oltre lo spazio chiuso e organizzato, il giardino è un porto di emozioni private frammentate, indisciplinate e senza fine. É il luogo insieme della resistenza e della dissidenza, della raffinatezza più squisita come della più selvaggia esuberanza che diventa un laboratorio biologico, etico e politico.

Le opere realizzate per questa mostra creano uno scenario organico, terrestre e solare che presuppone una dilatazione dell’immagine e del tempo come in una sequenza filmica.

Il visitatore  è invitato ad entrare in questa installazione “a nastro”, immersiva, avvolgente con la gioia di un giovane esploratore a cui si offre un percorso immaginario fatto di piccoli indizi universali, in un fermo immagine di frammenti da completare.

Immaginata come un territorio senza confini, l’opera, composta da più tele collegate insieme a formare un unico lavoro, riproduce fedelmente i particolari che compongono la realtà e si espande oltre i propri confini fisici per descrivere i contorni di un giardino sperimentale oscuro, caotico e imprevedibile osservato attraverso un’inquadratura imperfetta.

La sottrazione dell’identità specifica da ritrarre rappresenta la natura nella prospettiva di una molla metaforica. L’artista si cela dietro una visione quasi casuale inseguendo l’obiettivo di creare “un’enciclopedia della vita”, un palcoscenico pittorico neutrale su cui si stagliano nature morte iperrealiste, rappresentate minuziosamente e che si fissano sulla tela come esemplari botanici.

I dipinti di Elena Giustozzi partecipano nell’animo di chi li osserva alla creazione di luoghi affascinanti, ambienti da immaginare, comporre, ricostruire e in cui rifugiarsi, evadere dalla realtà e viaggiare con il pensiero. Rappresentano una membrana osmotica tra dentro e fuori, città e campagna, luce e vita. Contribuiscono a recuperare il contatto con l’autenticità e con la sfera intima e personale del quotidiano. Elegantemente laconici, fondono il moto perpetuo dell’esistenza con la stasi della riflessione metafisica, esplorando in ultima analisi temi più complessi e universali, quali l’apparenza, la percezione, lo scopo del mondo e della nostra evanescente e transitoria presenza in esso.

Elena Giustozzi è nata a Civitanova Marche (MC) nel 1983. Dopo la maturità scientifica si iscriveall’ Accademia di Belle Arti di Macerata dove nel 2008/2009 consegue il diploma di laurea di primo livello in Decorazione. Nel 2011/2012 conclude il corso di studi specialistico in Pittura. Attualmente cultore della materia di: Tecniche Pittoriche (triennio), Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive Contemporanee (triennio) e Laboratorio di Tecniche e Tecnologie per la Pittura (biennio) presso l’ABA di Macerata.

 

Workshop

2013 SARNANOSCAPE 1, laboratorio con gli studenti del Liceo Scientifico di Sarnano, sede associata dell’ I.I.S. “A.Gentili” di San Ginesio, e cura della mostra dei lavori realizzati durante il workshop, in collaborazione con l’associazione culturale Spazio Lavì! Di Sarnano

 

Mostre personali

2014 DISLOCAZIONI, Design? Studio Associato, San Benedetto del Tronto, (AP)

2013 TRANCHES DE VIE, Centro Luigi di Sarro, Roma

2012 OPERE 2011-2012, Stile Original Design, Brescia

OPERE 2008-2012, Galleria Comunale Vincenzo Foresi, Civitanova Marche (MC)

RAMMEMORAZIONI, Spazio Mirionima, Accademia di Belle Arti, Macerata

2011 GRISAILLE, Fondazione Culturale diversoinverso, Teatro Il Vicolo, Monterubbiano (FM)

 

Mostre collettive

2014 MCDA 2014, Pala Riviera, San Benedetto del Tronto (AP)

2013 MCDA 2013, Pala Riviera, San Benedetto del Tronto (AP)

2012 PREMIO COMBAT, Museo Civico G. Fattori, Livorno

INTERSEZIONI, Spazio Mirionima, Accademia di Belle Arti, Macerata a cura di R. Cresti e A. Benemia

PREMIO ARTE LAGUNA, Nappe dell’Arsenale, Venezia a cura di I. Zanti

2011 BIENNALE GIOVANI ARTISTI MARCHIGIANI, Galleria Comunale Vincenzo Foresi, Civitanova Marche (MC) a cura di M. Cerolini

LIBERTA’ E DESTINO, Palazzo Buonaccorsi, Macerata a cura di P. Ballesi e R. Cresti

565-590, Area del Castello, Ripe (AN)

2010 PREMIO ARTEMISIA, Mole Vanvitelliana, Ancona a cura di S. Tonti

SALONE DELL’ACCOGLIENZA, Accademia Belle Arti & Mirionima, Macerata

MARGUTTIANA D’ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

STANZE APERTE, Altidona (FM) a cura di N. Luciani

TESSERE, Polo Museale, Pioraco (MC) a cura di P. Gobbi

McART, Spazio Mirionima, Accademia di Belle Arti, Macerata

MOSAIKO, Ripe (AN)

PRIMAVERA IN ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

ARTù, Perimetro Provvisorio, Monte san Vito (AN)

2008 TECHNE – IMMAGINI DI PAROLE , Galleria Expo, Senigallia (AN)

MARGUTTIANA D’ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

2007 SUL MARE, GIOVANI ARTISTI PER FANO ED IL SUO MARE, Istituto Statale d’Arte “Adolfo Apolloni”, Fano; Centro Culturale di Sannois, Parigi; Centro Culturale C.L.A.E., Lussemburgo; Sede D.G.B. di Stoccarda a cura di L. Fabrizi

MARGUTTIANA D’ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

ESPOSIZIONE COLLETTIVA DEGLI STUDENTI DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI MACERATA, Palazzo del Mutilato, Macerata

2006 ESPOSIZIONE COLLETTIVA DEGLI STUDENTI DELL’ACCADEMIADI BELLE ARTI DI MACERATA, Galleria Antichi Forni, Macerata

FAIR PLAY, Galleria Antichi Forni, Macerata

2005 McART, Accademia di Belle Arti, Macerata

 

Premi e segnalazioni

2012 – Opera segnalata, PREMIO CELESTE 2012

2012 – Premio Business for Art – collaborazione con l’Azienda STILE Original Design di Brescia – PREMIO ARTE LAGUNA, Nappe dell’Arsenale, Venezia

2011 – Premio Pittura, BIENNALE GIOVANI ARTISTI MARCHIGIANI – allestimento di una mostra personale presso la Galleria comunale Vincenzo Foresi, Civitanova Marche (MC)

2010 – Opera vincitrice per la sezione giovani, PREMIO ARTEMISIA, Mole Vanvitelliana, Ancona

– Premio Coturfidi, MARGUTTINA D’ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

2007 – Opera premiata per la sezione accademica, MARGUTTIANA D’ARTE, Galleria Antichi Forni, Macerata

A cura di Piero Orlandi

 

1
Queste non sono foto di viaggio. Le foto di viaggio cercano di interpretare i luoghi, esplorandone la diversità, l’eccezionalità. Qui sembra piuttosto che siano i luoghi a esplorare la persona che li attraversa, riflettendone lo sguardo carico di interrogativi, perfino di apprensione.

 

2
Elena è una pittrice che spesso ha usato la fotografia di archivio, traendone degli appunti, degli spunti per la sua pittura. In questo caso invece non usa le fotografie che produce, ma si esprime direttamente con esse. Non fa ciò che fecero l’urbanista Gordon Cullen o lo storico dell’arte Federico Zeri, che relegarono la fotografia in un ruolo ancillare delle loro proprie discipline, sfruttandola come strumento, di riproduzione delle pitture in un caso, di sfondo per gli schizzi urbanistici nell’altro. Elena transita dalla pittura alla fotografia, entra nel campo della fotografia cercando di avere da lei qualcosa di diverso da ciò che le dà la pittura.

 

3
Prima di essere una pittura, quel paesaggio c’è, è là, aspetta di essere ritratto. Nel caso delle fotografie, di queste fotografie, il paesaggio non aspetta, è subito ritratto, è subito qui, dentro il nostro occhio-pancia che è la macchina fotografica. E’ già entrato in noi prima che lo vedessimo davvero, prima che ne avessimo il tempo. E adesso lo guardiamo in fotografia, è adesso che lo guardiamo veramente. O meglio, è lui che ci guarda, che sente il nostro umore, la nostra temperatura emotiva, e la modifica, la trasforma in un’altra, diversa da quando gli eravamo davanti e lo fotografavamo.

 

4
A volte è a fuoco il vetro del bus, a volte è a fuoco il paesaggio lontano, l’orizzonte, a volte quello vicino, lungo la strada. A volte è in movimento, a volte fermo. Il paesaggio che sfreccia è il contrario della veduta e del paesaggio incorniciato caro ai giardini cinesi. Là ci sono valori fissi, qui valori mobili, effimeri, transeunti, instabili.

 

5
Vediamo luoghi brumosi, un po’ inospitali, poco densamente popolati, luoghi in un lembo imprecisato della Turchia. C’è poco compiacimento estetico, gli antecedenti di ciò che Elena ci mostra non sono nella letteratura, nell’arte, ma nella geografia, nella politica, nell’antropologia, nella storia. Non posso porre le vedute di Vermeer come antenati di questi paesaggi, né i le prose d’arte dei grandi viaggiatori da Goethe a Stendhal a Piovene; posso invece trovare la stessa necessità di indicare che sta in una carta geografica, la stessa necessità di informare che sta in un manuale di storia: questo luogo è così perché non è mai stato abitato e le ragioni sono queste, gli uomini che lo popolano saltuariamente vivono in questo modo, hanno questi caratteri.

 

6
Elena ha voluto intitolare “familiare” questo lavoro. Perché? Cosa c’è di familiare in un viaggio in Turchia per chi – come lei – non c’è mai stato in precedenza? C’è la ricerca di un punto di luce, di un riflesso, di un’erba, di un sasso che vediamo lì, ma sappiamo che potrebbe anche essere a casa nostra, mille o duemila chilometri lontano, nel nostro Appennino marchigiano che ci manca, da cui veniamo, che portiamo nel cuore, che ci è così familiare. La familiarità vogliamo trovarla a tutti i costi in questi scorci, per sopravvivere in seno a loro, per non averne paura. L’assenza di familiarità spinge alla ricerca di familiarità.