a cura di Eleonora Frattarolo

 

L’installazione che Sima Shafti ha creato per il piccolo spazio Lavì è un condensato della poetica e delle forme sperimentate e raffinate negli ultimi dieci anni, un periodo di tempo in cui l’artista iraniana ha spesso realizzato interventi in spazi complessi attivando una poetica e una pratica performativa di grande rigore e intensità. Penso ad esempio all’intervento del 2016 nella Rocchetta Mattei (Stanze della meraviglia. Esotismo, fantastico, incanto nella Rocchetta Mattei), quando in una piccola stanza circolare, con la creazione di un “tappeto” di pigmenti naturali e di fili di lane e di sete, Shafti ridiede vita ai versi del grande poeta Sohrab Sepehri (1928-1980) in difesa delle acque, della Natura, della fecondità della Terra. E sempre, oltre che nelle declinazioni della morfologia del tappeto, il lavoro si dipana nel solco della tradizione della sua terra, dove calligrafia, poesia, musica, corroborano energie vitali e spirituali. Solo chi abbia visto esemplari di antichi manoscritti miniati persiani, solcati da mirabili trasmutazione di caratteri farsi, può comprendere a cosa alluda in quella cultura la scrittura che diviene ritmo, oscurità, luminescenza, rivelazione e apoteosi della bellezza. Solo chi abbia assistito alla lettura di versi sulle tombe dei Poeti da parte di iraniani a noi contemporanei, può afferrare il segreto di una poesia immanente e vitale. Così Shafti, con cura, con cautela, con emozione ragionata, costruisce tappeti, che sono paradisi, che sono recinti, giardini, luoghi dell’origine in cui avviene l’osmosi tra natura e spiritualità, tra materiali e suono. Ogni sua opera è inscindibile dal suono, che la rende compiuta.
Nei laboratori artigianali di tessitura-racconta Sima- c’è l’usanza di “cantare” i colori. Il lettore intona letteralmente con la voce una “mappa”, delle istruzioni che descrivono il tappeto da creare, e il tessitore, seguendo dei veri e propri ritmi, esegue, nodo per nodo. Essendoci tradizionalmente questa componente musicale nel processo di produzione dei tappeti, ho voluto inserire una colonna sonora per l’opera, fatta di suoni di acqua corrente, vento, legno che brucia e ovviamente un canto originale. In sottofondo si sentirà il picchiettio della dafieh, il pettine di metallo che si usa per stringere le trame del tappeto”. Diversamente da ciò che avviene in altre culture, in Iran l’arte contemporanea è aggiornatissima sui modelli occidentali e pure profondamente legata alla tradizione persiana e zoroastriana. E certo, i procedimenti di Sima Shafti contengono rimandi, memorie, valutazioni, analoghi a ciò che connota i volti e le narrazioni, o le combuste archeologie dell’immagine e della scrittura, di una Shirin Neshat o di un Barbed Golshiri…

Sima Shafti nasce a Rasht, in Iran, nel 1966.
Comincia a dipingere sin da piccola, e si laurea in comunicazione visiva all’università di Belle Arti di Teheran. Tuttora Shafti si considera un’allieva del compianto Mohammad-Ebrahim Jafari, celebre pittore iraniano che incontrò all’inizio della sua carriera artistica; fu immediatamente attratta dal mondo di passione, colore e poesia rappresentato dal pittore e poeta, un mondo in cui rimase ed indugiò a lungo. Sima Shafti si trasferisce in Italia nel 1998 per proseguire con i suoi studi; frequenta infatti il corso di pittura di Concetto Pozzati all’accademia di Belle Arti di Bologna. Sin dal primo giorno e per tutti questi anni non ha mai smesso di trarre ispirazione dai suoi ricordi e dalla sua memoria per dipingere tele malinconiche e nostalgiche. Oltre alla preparazione accademica, Shafti sperimenta e approfondisce la sua conoscenza in molti ambiti quali la pittura, il graphic design, l’installazione. Per due anni consecutivi, nel 2003 e nel 2004, Shafti ottiene il Premio Zucchelli conferito dall’Accademia di Belle Arti di Bologna. Insieme al marito, fonda l’atelier Artmelograno a Ferrara.

 

Shafti ha preso parte a diverse mostre collettive e personali, tra le quali:
2018- Tempo, luogo e memoria, mostra collettiva, galleria Mellat, Iran, Teheran
2018- Tutte, mostra collettiva, museo Magi 900, a cura di Valeria Tassinari, Pieve di Cento (Bologna)
2017- Le parole restano scritte sui muri, mostra collettiva, Fiumalbo
2016- Stanze della meraviglia, mostra collettiva, Rocchetta Mattei, a cura di Eleonora Fattarolo, Grizzana Morandi (Bologna)
2015- Cotte, crude, terre, mostra collettiva di scultura, atelier 3+10, a cura di Saverio Simi de Burgis, Mestre
2015- Ritorno a Babele, scultura, pittura, installazioni- Porta degli Angeli, a cura dell’associazione culturale EVART, presentato da Gianni Cerioli, Ferrara
2013- Ferrara in Nurnberg, mostra collettiva in collaborazione con la galleria del Carbone a Norimberga presso Kreigsgalerie am Germanischen Nationalmuseum
2011- Mostra personale a Casa di Ariosto, a cura di Angelo Andreotti, Ferrara
2010- Mostra collettiva, a cura dell’associazione Halocinema, spazio espositivo “Telemaco Signorini” Isola d’Elba
2010- Mostra personale in galleria Carbone, a cura di Paolo Volta, Ferrara
2009- Mostra collettiva all’associazione culturale C. etra, Castelbolognese
2009- Mostra personale in palazzo Bellini, organizzata dall’UDI, Comacchio
2007- Mostra collettiva nel MLB home gallery, a cura di Maria Livia Brunelli, Ferrara
2003- Mostra collettiva nella galleria del circolo artistico di Bologna (Art for Art)
2001- Mostra collettiva nella galleria comunale d’arte a Cesena